Storia di una chiamata? O storia sbagliata?
Gli ultimi due anni della Casa Famiglia “La Goccia” a un occhio esterno può apparire una “storia sbagliata”, frammentata tanti sono stati gli spostamenti e ogni spostamento ricorda la precarietà della collocazione, lo svuotamento interiore da ogni pretesa e ragione e l’accoglienza del Nuovo.
Alessano (LE). Comunità Alloggio “Kenosis”
Ci domandiamo: “È la storia di una chiamata nella chiamata o è “una storia sbagliata”?”.
Ci sono voluti quasi trent’anni per fare nascere e gestire la Casa famiglia “La Goccia”, un servizio rivolto agli ultimi, cioè a quelle persone che per tantissimi motivi si sono “incartate” nel disagio mentale e sono state scartate da ogni relazione familiare e sociale, i cosiddetti disabili intellettivi. Persino le istituzioni hanno coniato la parola “stabilizzato” per identificare la condizione paradossale della sconfitta dell’amore, dell’accoglienza e della condivisione. In quale Residenza Sanitaria Assistita (RSA) possono trovare accoglienza quegli “stabilizzati” indigenti che, sommando pensione di invalidità e indennità di accompagnamento – nell’eventualità che ne siano titolari – non riescono ad arrivare alla cifra quale quota parte per un mese in una RSA?
Per questo motivo, e non solo, vorrei raccontare dall’inizio questa “storia sbagliata”, come cantava De Andrè: «Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale». I protagonisti di questa storia sono Tommaso «il ritmo mi coinvolge, larilò larilollallero»; Marco: «il disegno è la mia passione»; Dario «non so di non sapere»; Biagio «Apparecchiamo tavola?»; Rocco «solo una sigaretta»; Maurizio «sono un ragazzo del ‘68»; Antonio «dammi la Bibbia»… e poi: io, Michele, e mia moglie Rita: due “pazzi”, innamorati dell’accoglienza e della condivisione.
Ogni impresa deve far quadrare i conti e… se per il Comune di Supersano – che ci ha dato un rudere trasformato da noi in casa accogliente – non quadrano, prima, o poi, ci pensa la Corte dei Conti a farli quadrare a costo di trascurare e annullare atti pubblici notarili, anche attraverso un bando pubblico –indetto dal Comune – che rinnega le intenzioni del primo donatore, chiedendoci un affitto per noi insostenibile.
Abituati a “leggere dritto” perché quel Signore – al quale ci affidiamo – scrive così tra le righe storte del mondo, e a guardare “il bicchiere mezzo” pieno, abbiamo deciso di dare ascolto a una voce amica che diceva: «vi serve un convento?». Per una nostra abituale attitudine a sognare e a farla diventare azione-nuova – “voc-azione” – alla domanda rispondiamo: «dov’è questo convento? Ci andiamo subito!», «Ad Alessano!», ci dicono… Il nastro si riavvolge e, per una manciata di secondi, ritorniamo con il cuore a una quarantina di anni fa, quando in una cooperativa sociale di Alessano – “L’Adelfia – io svolgevo il mio servizio civile e mia moglie muoveva i primi passi della sua professione di assistente sociale.
Prendiamo i primi contatti con i Frati Cappuccini del paese in questione, facciamo alcune visite al loro Convento per vedere il luogo e gli spazi, e incontriamo fra Giampaolo Lacerenza, il Provinciale dei frati Cappuccini, che ci spalanca porte e portone – quando i sognatori si incontrano ed entrano subito in sintonia intorno a “un servizio di condivisione” si “corre il rischio” che il sogno diventi realtà – ma… un conto è raccontare, un conto è vivere! In ogni caso cominciamo subito a cercare di trasformare il sogno in realtà e… ecco i primi numeri importanti…
Sono sedici i metri quadri per una camera doppia e nove per quella singola; sono nove gli anni di contratto di comodato tacitamente rinnovabile e tre gli interventi strutturali da realizzare per ottenere l’autorizzazione al funzionamento. Altri numeri che segnano la storia nel suo svolgimento fino ad oggi sono un accertamento da parte del NAS e uno dei Carabinieri di Lecce, che rilevano l’inadempienza dell’autorizzazione al funzionamento della nuova sede presso il Convento dei Cappuccini in Alessano e un provvedimento del Sindaco di Alessano con il quale si ordina l’immediata cessazione delle attività della Comunità Alloggio di Supersano entro 15 giorni dalla notifica con lo sgombero e trasferimento in altre strutture e/o l’affidamento alle famiglie dei nostri accolti, seguita, dopo pochissimo tempo, dalla revoca definitiva dell’autorizzazione al funzionamento per la struttura di Supersano. Intanto si da il via ai lavori di adeguamento del Convento e si stipulano i contratti di affido privato gratuito alla famiglia Resta Corrado – noi, i nostri familiari e parenti e quattro ospiti – poco dopo il contratto di affido privato si estende ad altri tre dei nostri accolti, il “nostro gruppo familiare” si ricompone e trova una “collocazione provvisoria”, la casa dei genitori di Maurizio, uno dei nostri accolti.
A ottobre 2023 terminano i lavori di adeguamento e si invia la richiesta di autorizzazione al funzionamento depositando tutti i documenti sul portale Puglia Social. Per aspettare il primo sopralluogo della Asl di competenza e del Comune di Alessano si deve aspettare gennaio 2024, l’esito del sopralluogo, tuttavia, è la “non conformità” dei bagni nella zona notte. Si riapre il cantiere e si da inizio a un nuovo – assurdo – adeguamento: l’abbattimento e rifacimento dei servizi igienici… quanto spreco di tempo e denaro! Finalmente il 20 novembre 2024 è arrivata la determina del Comune di Alessano, possiamo finalmente trasferirci in maniera definitiva.
Questa storia, letta dall’occhio esterno è una “storia sbagliata”, frammentata, si dipana nello spazio di quattro luoghi: Ugento – la notte – Torre San Giovanni e Alessano – gi giorno – Supersano – il sabato e la domenica. Ogni spostamento ricorda il primo sgombero e la precarietà della collocazione, ricorda lo svuotamento interiore da ogni pretesa e ragione e l’accoglienza nuova del Nuovo. Per questo e tanti altri motivi abbiamo dato alla Comunità Alloggio nascente il nome “Kenosis”.
Oggi possiamo dire che il servizio ha l’obiettivo di accogliere persone adulte in età compresa tra i 18 e i 64 anni, e, come recita l’art. del Regolamento Regionale n. 4 del 18 gennaio 2007 «prive di validi riferimenti familiari, in situazione di handicap psichico - intellettivo che mantengano una buona autonomia, tale da non richiedere la presenza di operatori in maniera continuativa». La struttura è vuole anche fornire risposte ai “casi dell’area dopo di noi”, che interventi di tipo residenziale.
In un box
Cercarti
Mi occorre un luogo dove poter stare
lontano dai rumori
ad ascoltar gli echi
d’intorno e interni
che all’unisono echeggiano.
Ombre e luci di un’unica proiezione
che si incontrano, si mescolano
si riconoscono
e ricompongono la trasparenza
dell’Invisibile
che, quasi impercettibile, affiora.
Il folle turbinio del nostro quotidiano
calpesta incessantemente il Suo stare,
affabile presenza, d’infinita delicatezza
che tace al nostro rumore.
Placarsi, lasciar cadere le ansie,
gli appuntamenti e stare.
Tacer e far tacere il pensiero,
il suo divagare per un fermo immagine
pieno di luci e colori,
dei sussulti impercettibili,
degli odori,
dell’aria che ti accarezza fuori
per rinfrancarti dentro e stare;
attendere
che la Sua delicata impercettibilità
affiori nella mente e nei sensi.
Lo Spirito soffia dove, come e quando vuole,
ma tu lo puoi invocare
e nel silenzio ascoltare.
(R. POLZELLI: Tratti e ritratti, giugno 2004)

